Effetti sessuali degli antidepressivi

A seconda degli studi, disfunzioni della sfera sessuale provocate dalla assunzione di farmaci antidepressivi sono state riportate con una frequenza variabile dal 2% al 92%. Come si spiega tale discrepanza? Probabilmente la grossa forbice esistente tra uno studio e l’altro dipende in grande misura dalla metodologia dello studio stesso. Gli studi retrospettivi, (ossia nei quali si selezionano casi e controlli e si ricostruisce la loro storia clinica e farmacologica passata verificando la frequenza di un determinato evento), tendono a sottostimare la frequenza di disturbi sessuali, riportando frequenze variabili tra il 10 e il 20%.

Gli studi longitudinali (nei quali si selezionano casi e controlli che vengono seguiti nel tempo registrando gli eventi che si desidera studiare), invece, segnalano una frequenza di disfunzioni sessuali intorno al 60%. In generale, una maggiore attenzione alle disfunzioni sessuali e una diffusa consapevolezza di esse si sono sviluppate con l’uso sempre più diffuso di questi farmaci, con un conseguente incremento delle segnalazioni negli studi più recenti. Tra le disfunzioni sessuali, sono state segnalate riduzione della libido (ossia del desiderio sessuale) e dell’eccitazione in entrambi i sessi; disfunzione erettile di vario grado, disturbi dell’eiaculazione e alterazione della qualità dell’orgasmo nell’uomo; alterazione della qualità dell’orgasmo, dispaurenia (dal greco, dys, cattivo, e pareunos, che giace accanto, è un dolore che la donna avverte nell''area della vagina o della pelvi durante un rapporto sessuale), e secchezza vaginale nelle donne.

Tra i meccanismi molecolari responsabili di tali effetti sono da considerare soprattutto l’incremento della trasmissione serotoninergica e l’azione anticolinergica. Anche l’azione sul sistema adrenergico periferico, sul sistema dell’ossido nitrico e sulla produzione di prolattina, possono essere implicati, anche se in misura minore, nella genesi di tali effetti. La sedazione o l’incremento ponderale possono agire indirettamente sulla libido e sull’attività sessuale, rendendo il paziente troppo stanco o sedato, o facendolo sentire sessualmente poco attraente.

Al fine di distinguere la eventuale disfunzione sessuale di origine farmacologica da quella di altra origine occorre prestare molta attenzione a diversi fattori:

1.La funzione e l’attività sessuale precedente la comparsa del problema psichico e precedente l’inizio della terapia farmacologica.

2.Considerare la possibilità che la disfunzione sessuale faccia parte del quadro psicopatologico attuale. Per esempio, nel corso di un episodio depressivo è molto frequente la comparsa di una riduzione della libido e dell’eccitazione sessuale in entrambe i sessi, nonché di disturbi erettili ed eiaculatori nell’uomo, mentre sono molto meno frequenti i disturbi dell’orgasmo.

3.La presenza di malattie organiche concomitanti, come malattie cardiache, diabete, ipertensione grave, malattie endocrine, neuropatie, insufficienza renale e così via.

4.Le terapie farmacologiche pregresse e attuali. Esistono molti farmaci, anche di uso comune, capaci di dare problemi sessuali simili a quelli provocati dagli antidepressivi.

5.L’abitudine al fumo e l’assunzione abituale di alcolici.

Nell’ambito degli antidepressivi di nuova generazione gli effetti sessuali sembrerebbero più frequenti in corso di terapia con ssri (inibitori selettivi del re-uptake della serotonina) e snri (inibitori selettivi del re-uptake di noradrenalina e serotonina), meno frequenti, tuttavia possibili, in corso di terapia con antidepressivi a diverso meccanismo d’azione come mirtazapina, bupropione, trazodone, reboxetina etc. All’interno della stessa classe farmacologica la frequenza e intensità di tali disturbi può variare molto da una molecola all’altra e in funzione dei fattori precedentemente menzionati.

E’ indubbio che gioca un ruolo fondamentale la sensibilità individuale, regolata da molteplici meccanismi, la maggior parte dei quali oggi sconosciuti (fattori genetici determinanti l’assetto e le risposte recettoriali, o il diverso metabolismo dei farmaci). Così come la stessa molecola non ha il medesimo effetto terapeutico su due persone diverse, allo stesso modo non avrà gli stessi effetti avversi e della stessa entità. Nella gestione degli effetti di tipo sessuale, così come di tutti gli eventi avversi, assume rilevanza fondamentale la collaborazione del paziente con lo specialista, che consenta di comprendere la reale entità del problema, la sua origine, la sua evoluzione e concordare le possibili strategie di trattamento.

Le strategie di trattamento sono diverse e devono essere necessariamente considerate dallo specialista: non esiste danno che un paziente possa procurarsi maggiore di quello di tentare di autogestire la terapia che gli è stata prescritta.

1.Spesso si ottiene un miglioramento con la riduzione del dosaggio alla dose minima efficace (la dose più bassa alla quale è presente ancora l’effetto terapeutico). Tuttavia, i problemi sessuali indotti da ssri non sembrano essere dose-dipendenti e possono pertanto insorgere anche a bassi dosaggi.

2.Attendere la tolleranza. Le disfunzioni sessuali tendono a essere più gravi nelle fasi iniziali del trattamento e poi a ridursi. In generale, sono soprattutto le disfunzioni più lievi che tendono a migliorare con il progredire della terapia.

3.Sostituzione del farmaco antidepressivo con un altro dotato di minori effetti avversi sulla sfera sessuale.

4.Aggiunta di un farmaco che corregga/riduca le disfunzioni sessuali. L’associazione farmacologica in questi casi deve essere necessariamente prescritta e monitorata da uno specialista. Al fine di evitare il ricorso all’automedicazione, in questo articolo volutamente non viene indicato nessuno di questi farmaci. Bibliografia essenziale: Piccinelli M. Farmaci antidepressivi. Vademecum per l’impiego clinico. Ed. Springer.

A cura di Vassilis Martiadis - Psichiatra Psicoterapeuta - http://www.studiomartiadis.it

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