Nuova molecola per combattere la depressione
L'agomelatina è un nuovo antidepressivo checombatte la depressione risincronizzando i ritmi circadiani, l’orologio biologico dell’organismo. La molecola è stata approvata in febbraio dall’agenzia regolatoria europea Emea ed è già disponibile vari Paesi europei come Germania, Spagna, Inghilterra. Entrerà in commercio anche in Italia a partire dal 2010.
«L’agomelatina rappresenta un nuovo approccio terapeutico alla depressione - spiega Giorgio Racagni, ordinario di farmacologia e direttore del Centro di neurofarmacologia dell’università degli Studi di Milano - in quanto è la prima terapia che risincronizza i ritmi circadiani, mimando l'azione della melatonina e agendo in modo selettivo sulle aeree cerebrali specifiche coinvolte nella genesi della depressione». Una serie di studi hanno evidenziato l’efficacia del composto nel migliorare significativamente i sintomi della depressione. In particolare, un recente studio canadese pubblicato sul Journal of Clinical Psychofarmacolgy, condotto su 276 pazienti con depressione, ha dimostrato che il tasso di remissione della malattia nei malati trattati con agomelatina era pari al 73% contro il 57% dei pazienti trattati con venlafaxina, con in più una significativa riduzione degli effetti collaterali.
«Una particolarità dell’agomelatina è che i pazienti riferiscono già dopo la prima settimana di terapia un aumento della capacità di attenzione, concentrazione e progettazione - sottolinea Emilio Sacchetti, ordinario di psichiatria all’università di Brescia - in quanto l’agomelatina è una molecola ben tollerata, che permette ai pazienti di mantenere più a lungo il trattamento e quindi di ricavarne maggiori benefici». La ricerca di settore prosegue dunque il suo cammino nell’identificare i meccanismi biologici all’origine della depressione. Tra questi è stato dimostrato il ruolo svolto dalle alterazioni dei ritmi circadiani: i ritmi biologici che regolano le attività dell’organismo nell’arco della giornata.
Ad esempio, il ritmo veglia-sonno subisce importanti alterazioni nella persona depressa. Una prima conseguenza è la riduzione della capacità di attenzione e di concentrazione, con ricadute in ambito lavorativo e familiare. Un altro effetto, poi, è la riduzione delle capacità di progettazione: la persona depressa tende a fare meno progetti sia di lungo che di breve termine. E ancora: il sonno perde significativamente in qualità e quantità, con marcati periodi di insonnia.
Queste alterazioni si inseriscono in un quadro di fabbisogni clinici volti a migliorare la qualità della vita per il benessere dei pazienti depressi. È infatti abbastanza comune, testimoniano gli esperti, constatare la mancanza di efficacia sui sintomi nelle prime settimane di terapia, la comparsa di effetti collaterali a livello sessuale, metabolico e gastrointestinale che inducono l’abbandono della terapia. Per questo motivo la ricerca clinica si è orientata su approcci terapeutici alla depressione diversi da quelli attuali basati sui neurotrasmettitori serotonina, noradrenalina e dopamina. Comgresso Società Italiana Psichiatria 2009
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